Destrutturare per ricomporre, scartare per reinventare. E così, realizzare oggetti con materiali riciclati o riciclabili per farne elementi di arredo. Chi crede che l’ecodesign sia utopia, be’, si sbaglia. Fare luce con dei vasetti di yogurt, ad esempio, è possibile.
Sprigionato nella creatività di un processo che va dall’ideazione alla progettazione, dalla produzione alla vendita sul mercato, Valentina Rocco ha reso l’ecodesign la sua identità progettuale. Ha fatto della volontà di ridurre al minimo l’impatto ambientale la chiave di volta dei suoi lavori, che hanno come presupposto la sostenibilità non solo funzionale.
Galileo, ad esempio, è una lampada in plastica completamente riciclata. Tonda a ricordare l’elemento perfetto, il cerchio, è rimando anche ad un concetto molto più ampio, oggi diventato tema dell’agenda politica mondiale, almeno nella sua elucubrazione globale: la circolarità dell’economia. Un tema su cui si gioca il futuro di questo Antropocene e delle ere che verranno, verso il quale ancora molti restano indifferenti.
La plastica utilizzata per realizzare questa lampada, è totalmente riciclata da flaconi, bottiglie e vasetti dello yogurt. Il telaio in metallo deriva, invece, da scarti della lavorazione dell’acciaio. Da questi scarti, nasce un complemento d’arredo in chiave green. Valorizzando l’estetica, la texture, le finiture, ispirandosi alla Luna e al suo movimento circolare intorno alla Terra, Galileo consente di direzionare l’illuminazione dell’ambiente a seconda della necessità di luce. Un progetto che sfida la capacità di innovazione di un settore dimostrando come il rifiuto plastico, diventato magma modellabile, possa rigenerarsi e divenire elemento prezioso, contribuendo alla riduzione dell’inquinamento e, allo stesso tempo, a riscrivere l’architettura degli spazi, degli ambienti, privati o pubblici che siano.
Valentina Rocco, architetto, dal cuore della sua Eboli negli anni ha animato con l’estro creativo che la contraddistingue diverse città d’Europa per poi stabilirsi a Parma. È madre, è moglie oltre che professionista dalla sensibilità profonda. Quella che le ha dato motore per intraprendere con sempre maggiore forza, e anche visionario coraggio, questa sua inclinazione alla ricerca sui materiali andando alla scoperta sempre più viva del design sostenibile. Sua è l’ideazione e la progettazione di un lavoro di design urbano per la città di Parma: si tratta della “Eco Sosta”, il progetto di una pensilina dalla struttura in legno e acciaio, rivestita di plastica riciclata e pannelli fotovoltaici montati sulla copertura. Con questo progetto, nel 2018, vince la “Call for Ideas” indetta da Corepla ottenendo i finanziamenti per la costruzione del primo prototipo da installare nella città di Parma.
L’utilità della raccolta differenziata, quella fatta seguendo le regole in maniera scrupolosa, si trasforma in un servizio che ritorna alla comunità stessa. La pensilina, infatti, mette a disposizione l’energia pulita incamerata per ricaricare gratuitamente, grazie a prese USB, i propri dispositivi elettronici mentre si aspetta il bus seduti al coperto. Può essere usata per alimentare un sistema a led che la illuminerà nelle ore notturne. Per di più, al circuito elettrico può essere collegato uno schermo da cui visionare la mappa della città o reperire informazioni sulle linee degli autobus, i percorsi ciclabili, i punti di interesse turistico.
Nell’idea di Valentina, quello spazio può diventare anche strumento per spiegare le fasi della raccolta differenziata così come del riciclo della plastica per sensibilizzare la comunità a un corretto svolgimento delle operazioni di scarto. Può essere mezzo di narrazione per raccontare ai cittadini come è stata prodotta la pensilina stessa. L’Eco Sosta è un hub attrezzato per il parcheggio di biciclette, così da farsi incentivo pure per la mobilità sostenibile. Nell’intuizione di Valentina, l‘arredo urbano diventa espressione tangibile delle potenzialità delle buone pratiche di recupero, riciclo e riuso dei materiali. Nella stessa maniera in cui il design di interni si fa collante tra etica ed estetica.
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